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Sant'Omobono - Le Chiese di Roma

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cupole di Roma
Il Rinascimento
Sant'Omobono
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Sorge sul Vico Jugario, ai piedi del Campidoglio, al di sopra dell’omonima area archeologica, sul sito dei templi di Fortuna e Mater Matuta edificati nel V secolo a.C. e ricostruiti nel III secolo a.C..
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Specifiche
Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli
Proprietà
Comune di Roma
Affidamento
Clero diocesano
Accesso
Chiusa al culto-In attesa restauri
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
TurismoRoma.it
accademianazionaledeisartori.it
Indirizzo
Vico Jugario – Rione Ripa
Realizzazione
Chiesa originaria del VI secolo, ricostruita nel XV e XVI secolo
Stile architettonico
Manierista
Architetto
Ignoto
da non perdere
Affresco absidale, pavimento cosmatesco
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Storia
Storia
Sorge sull'antica area sacra del vico Jugario nella quale insistevano i templi della Mater Matuta e della Fortuna, sui cui resti fu costruita nel XV secolo la chiesa di San Salvatore in Portico. Questa, venne poi ricostruita dall'università dei Sartori nel 1574 e dedicata a S. Omobono, patrono dei mercanti e pannaroli. Nei medesimi anni la confraternita curò il restauro dell’edificio e l’ultimazione della facciata.
Restaurata più volte nel Settecento e Ottocento, negli anni Venti e Trenta del XX secolo, la nuova sistemazione della via del Mare (attuali via del Teatro di Marcello e via Petroselli), destinava alla demolizione l’intero isolato comprendente la chiesa, per costruire nuovi uffici del Governatorato. L’eccezionale importanza dei rinvenimenti archeologici effettuati nel corso dei lavori determinava, tuttavia, una modifica al progetto e la conservazione della chiesa.
La chiesa è attualmente chiusa al culto, in attesa di restauri.
Esterno
La chiesa è rialzata rispetto al livello stradale e vi si accede tramite due rampe di scale trasversali. La facciata tardo-cinquecentesca è rivestita in laterizi e si presenta divisa in lesene, con occhio centrale e timpano, sotto il quale è posta l’iscrizione dedicatoria alla Beata Vergine Maria, a S. Omobono e a S. Antonio da Padova. Ai lati del portale si trovano due nicchie vuote, in origine destinate ad accogliere le statue dei santi Stefano e Alessio. Sulla cupola absidale è collocata una banderuola ornata da un paio di forbici aperte, emblema dell’Università dei Sarti.
Interno
La costruzione è ad unica navata irregolare con abside poligonale coperta a cupola, è presente un pavimento cosmatesco e, al centro del soffitto a cassettoni, vi è un dipinto di Cesare Mariani (1877) che raffigura l’incoronazione della Vergine tra i Ss. Omobono e Antonio.
A destra dell'ingresso si succedono l’altare dedicato alla Crocifissione e quello dedicato a S. Antonio da Padova, con una pala anonima del XVIII secolo.
Nell’altare maggiore, addossato all’abside, si trova una pala con un affresco dei primi anni del XVI secolo dipinto da Pietro Turini, pittore della cerchia di Antoniazzo Romano, che rappresenta il Salvatore in gloria e la Madonna in trono col Bambino tra i santi Stefano e Alessio.
Passando al lato sinistro si trova un altare in cui è conservato un dipinto anonimo del XVIII secolo, raffigurante il figliol prodigo. L’altare successivo è dedicato a S. Omobono e la pala che lo raffigura mentre dona panni ai poveri è opera di Giacomo Antonio Galli Spadarino (XVII secolo).
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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