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San Giovanni Calibita - Le Chiese di Roma

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Il Rinascimento
San Giovanni Calibita
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La chiesa, annessa all’Ospedale Fatebenefratelli, sorse nell’area del tempio di “Iuppiter Iurarius” sull'Isola Tiberina. Inizialmente era dedicata a San Giovanni Battista, ma assunse l’attuale nome a partire dal Cinquecento.
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Specifiche
Chiesa annessa-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli
Proprietà
Ente Religioso Cattolico
Affidamento
Ordine ospedaliero di S. Giovanni di Dio – Fatebenefratelli (O.H.–F.B.F.)
Accesso
Aperta solo per eventi liturgici
Bibliografia
M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004;
TurismoRoma.it
Indirizzo
Piazza Fatebenefratelli, 39 – Rione Ripa
Realizzazione
Chiesa originaria del IX secolo, ristrutturata nei secoli XVII e XVIII
Stile architettonico
Manierista
Architetto
Romano Carapecchia (1663-1738)
da non perdere
Dipinti di Corrado Giaquinto; “Madonna della Lampada”
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Storia
La Chiesa, annessa all'Ospedale Fatebenefratelli, sull’Isola Tiberina, ha origini molto antiche: sorgeva infatti nell'area del tempio di Iuppiter Iurarius. Il più antico riferimento alla chiesa si trova in una bolla di papa Benedetto VIII del 1018. La chiesa inizialmente era dedicata a San Giovanni Battista e, con l’annesso monastero, fu affidata alle monache benedettine e fino al XII secolo fu residenza dei vescovi di Porto. La chiesa attuale è frutto di una riedificazione della fine del XVI secolo sulle rovine di quella antica, di cui non resta più nulla: proprio nel corso della costruzione, sotto l'altare maggiore furono scoperti i resti del corpo di S. Giovanni Calibita, da cui la chiesa prese la nuova dedicazione. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la chiesa ai frati Ospitalieri di San Giovanni di Dio (soprannominati Fatebenefratelli), che acquisirono l’annesso ex monastero benedettino destinando alcuni locali per la cura degli ammalati. Una prima importante ristrutturazione della chiesa fu effettuata nel 1640 allorché fu conservata la sola navata centrale per utilizzare le altre due come corsie dell’ospedale. La facciata venne completata nel 1711.
Esterno
L'insieme architettonico esterno incorpora su entrambi i lati le ali dell'ospedale; La facciata è opera di Romano Carapecchia (1710-1711). La chiesa era dotata anche di un campanile che fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del Novecento ad opera di Cesare Bazzani.
Interno
L’interno è a navata unica con il presbiterio separato da un arco trionfale. Su ciascun lato della navata ci sono due cappelle, tra le quali ci sono ingressi laterali; quello di destra dà accesso alla sacrestia, quello di sinistra conduce all'ospedale. Sopra i due ingressi laterali trovano spazio le cantorie. L’apparato decorativo è opera di Corrado Giaquinto che qui operò nel 1741-1742.
Nella prima cappella a destra è conservata l’icona della Madonna della Lampada del XIII secolo risalente al XIII secolo chiamata anche Santa Maria Cantu Fluminis. La tradizione popolare racconta che quest'immagine, un tempo posta in riva al fiume con una lampada votiva accesa, nel 1557 venne sommersa da un’esondazione del Tevere; nonostante questo, la lampada continuò ad ardere, suscitando così la devozione popolare; a seguito di ciò l'icona fu trasferita all’interno della chiesa e al suo posto fu posta una copia.
Nella seconda cappella a destra è conservata una pala d'altare raffigurante “La morte di S. Giovanni Calibita” di Giovanni Battista Lenardi (XVIII secolo)
L’altare maggiore mostra un dipinto raffigurante "La Vergine porge il Bambino a S. Giovanni di Dio" di Andrea Gennaroli (1650 ca.) ma successivamente ampliato da Corrado Giaquinto nel 1741. Sotto l'altare sono custodite le reliquie di San Giovanni Calibita.
Passando al lato sinistro della navata, si trova la cappella dedicata a S. Antonio Abate e la pala d'altare raffigurante il “Transito di S. Antonio” è anch’essa opera del Giaquinto. Infine, si incontra la cappella dedicata alla Passione di Cristo che conservava una Flagellazione di Mattia Preti (XVII secolo), ora ricollocata all’interno dell’ospedale Fatebenefratelli.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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