Il Rinascimento
Santa Caterina della Rota

È una delle più antiche chiese del rione Regola, il cui titolo è legato al martirio della santa nativa di Alessandria d’Egitto.

Specifiche | Rettoria-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Lorenzo in Damaso |
Proprietà | Capitolo di S. Pietro-Arciconfraternita Vaticana di S. Anna de' Parafrenieri |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | DOM 11:30-12:30 |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; Roma Sacra – Itinerario 12- Santa Caterina della Rota-1998; F. Gizzi- Le Chiese Rinascimentali di Roma-Newton-1994; www.parafrenieri.org/home |
Indirizzo | Piazza di Santa Caterina della Rota – Rione Regola |
Realizzazione | Chiesa originaria del IX secolo, ricostruita nel XVI secolo e restaurata nel 1730 |
Stile architettonico | Rinascimentale e Rococo |
Architetto | Ottaviano Nonni Mascherino (1536-1606) |
da non perdere | Soffitto ligneo del Cinquecento |

Storia
Menzionata già nel XII secolo, in origine la chiesa si chiamava Santa Maria “in Catenariis” o “in Caterinaris”, un nome derivato forse dalla fondatrice della chiesa o, secondo una suggestiva ipotesi, dal vicino ospedale dove venivano curati i prigionieri riscattati dalle mani dei saraceni, che a ricordo della liberazione avrebbero appeso le loro catene all’altare della Vergine. Con il passare del tempo l’espressione si trasformò comunque in Caterina. Così, quando la chiesa fu restaurata nel Cinquecento su progetto di Ottaviano Mascherino, la chiesa finì per essere dedicata alla santa nativa di Alessandria d’Egitto, martirizzata nel IV secolo su una ruota dentata (da cui l’appellativo “della Rota”).
L'intervento di Mascherino si limitò tuttavia all'interno, in quanto la facciata mantenne l'aspetto medievale fino al Settecento. Due restauri avvennero nel 1857 e nel 1879; quest’ultimo, riguardò il rifacimento di alcuni altari. Pochi anni dopo si collocò l'attuale soffitto ligneo, proveniente dalla demolita chiesa di San Francesco presso Ponte Sisto, demolita per la costruzione dei lungotevere.
Dal 1929, quando la chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri divenne parrocchia della Città del Vaticano, Santa Caterina fu assegnata alla Venerabile Arciconfraternita dei Palafrenieri, che la amministra ancora oggi.
Esterno
La facciata tardo-barocca risale al 1730: di non grandi dimensioni, è concepita a ordine unico, per ottenere un effetto di monumentalità. Le due coppie di paraste, che delimitano la facciata, recano segmenti di trabeazione da cui partono le volute che salgono al timpano triangolare. La superficie di fondo è movimentata dal portale con timpano curvo spezzato e dal finestrone centrale, con una cornice racchiudente lo stemma del Capitolo di San Pietro, cui si deve il restauro della chiesa alla fine dell’Ottocento.
Interno
L'interno è a navata unica, con tre nicchie su entrambi i lati entro cui trovano posto gli altari. Il ricco soffitto ligneo a cassettoni policromi proviene dalla chiesa di San Francesco a Ponte Sisto, demolita per la realizzazione del Lungotevere. Sulla navata si innesta il coro a tre absidi.
La prima nicchia a destra è il battistero, e conserva un dipinto di Girolamo Muziano raffigurante la Fuga in Egitto e la lunetta con due Profeti e putti (1549 ca.). La seconda nicchia era originariamente un ingresso laterale, murato probabilmente nel 1855 quando qui venne consacrato l'altare intitolato al Santissimo Crocifisso. A tale anno risale la decorazione a finta cortina e il baldacchino che sovrasta il Crocifisso ligneo, opera forse della fine del Cinquecento.
La nicchia successiva è dedicata a S. Anna, ed è luogo di particolare devozione. La scultura della Madonna con S. Anna qui collocata nel 1933 a seguito dell’insediamento dell’Arciconfraternita dei Palafrenieri veniva originariamente utilizzata nelle processioni che invocavano l'assistenza divina per le donne incinte (le cosiddette Processioni delle Panze). I numerosi ex voto collocati al suo interno testimoniano la devozione delle partorienti alla madre di Maria.
Segue il coro con absidi su tre lati; nella calotta dell'abside a destra, intitolato a S. Carlo Borromeo, è affrescato Dio Padre tra gli angeli e cherubini.
L'altare maggiore è fiancheggiato da due angeli reggitorcia in legno dorato di scuola berniniana. Sopra è un dipinto ottocentesco raffigurante la Gloria di S. Caterina d'Alessandria, opera di Giacomo Zucca. A sinistra è la pregevole custodia dell'olio santo in forma di edicola marmorea, degli inizi del Cinquecento.
L'abside di sinistra durante il Cinquecento fu di pertinenza della Confraternita dei Calzettai (sodalizio insediatosi in questa chiesa nel 1538) che dedicò la piccola cappella a S. Antonio da Padova. Questa intitolazione rimase fino al 1850, anno in
cui un nuovo altare fu intitolato ai santi Pietro e Paolo: in tale occasione venne collocato il dipinto con i santi Pietro e Paolo databili alla fine del Seicento e riferibile ad un artista della scuola di Carlo Maratta.
Passando al lato sinistro della navata, si trova la nicchia con l'altare della famiglia De Monte che un affresco con la Madonna con Bambino e le sante Caterina d'Alessandria e Apollonia. Ai lati, un affresco di anonimo cinquecentesco raffigurante il Banchetto di Erode e la Decollazione di Battista. Nella lunetta superiore è affrescata l'Annunciazione.
Nella nicchia successiva è posta la tela raffigurante il Miracolo di S. Valeria: si tratta di una copia ottocentesca, realizzata da Francesco Kech del quadro eseguito per la basilica di San Pietro da Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino.
La nicchia che segue conserva la memoria funebre di Giuseppe Vasi, l'incisore che fu tra i maggiori illustratori dei monumenti romani antichi e moderni, scomparso nel 1782: il suo profilo, su rilievo, campeggia entro un'ovale con fondo nero sovrastante la lapide con l'iscrizione.

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