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Santa Maria in Cappella - Le Chiese di Roma

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il Medioevo
Santa Maria in Cappella
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E’una piccola chiesa sconosciuta ai più ma la sua storia si intreccia con la pratica assistenziale a Roma: proprio qui alla fine dell’XI secolo, venne aperto un ospedale per pellegrini, poveri e malati per volere della famiglia dei Ponziani e di Santa Francesca Romana.
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Specifiche
Chiesa annessa-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Crisogono
Proprietà
Fondazione Santa Francesca Romana ETS
Affidamento
Clero religioso
Accesso
9:00-19:00

Bibliografia
M.Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton & Compton-2004;
F. Gizzi-Le chiese medievali di Roma-Newton-1998;
TurismoRoma.it
Indirizzo
Via di Santa Maria in Cappella,6 Rione Trastevere
Realizzazione
Consacrata nell’XI secolo, restaurata nel XVIII, XIX secolo e XXI secolo
Stile architettonico
Romanico e neoromanico
Architetto
Andrea Busiri Vici (1818-1911)
da non perdere
Museo e reliquiario
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Storia
La chiesa è ricordata per la prima volta in un'epigrafe (conservata a destra della porta d'ingresso, insieme ad altre iscrizioni) in cui si ricorda che essa fu consacrata il 25 marzo 1090, durante il pontificato di papa Urbano II. Inizialmente dedicata con il titolo Sancta Maria ad pineam (presso la pigna), è' probabilmente detta "In Cappella" da un'epigrafe che si trova all'interno della chiesa. Dopo le parole "Sanctae Mariae", infatti, seguono immediatamente "Quae Appella" che, male interpretate dal popolo, dettero origine all'odierna denominazione. Un’altra interpretazione vuole che cappella derivi da cupella, il barilotto costruito dai barilai alla cui confraternita fu affidata la chiesa nel secolo XVI.
Fu restaurata intorno al 1391 da Andreozzo Ponziani, suocero di S. Francesca Romana, che fondò anche l’ospedale del Santissimo Salvatore. Alla sua morte, l’ospedale fu gestito da Francesca Romana e la chiesa passò sotto la gestione delle oblate di Tor de ‘Specchi che la cedettero nel 1540 alla compagnia dei barilari. In seguito, nel 1650, papa Innocenzo X affidò la chiesa a Donna Olimpia dei Doria-Pamphilj, che, acquistando vari terreni attorno, vi fece costruire un casino e un giardino di delizie detto "i bagni di Donna Olimpia", affacciato direttamente sul Tevere.
Caduta in abbandono, dopo un primo intervento alla fine del Settecento, un radicale restauro fu affidato dai Doria-Pamphilj ad Andrea Busiri Vici che nel 1880-1892 rielaborò la facciata e ripristinò le navate scandite da colonne: con questi lavori la chiesa prese il suo aspetto attuale. Oggi, il complesso con la chiesa ospita una casa di riposo, nonché uno spazio espositivo per i reperti artistici e archeologici scoperti sul posto e un giardino. Altri restauri sono stati effettuati tra il 2011 e il 2017.
Esterno
Ha una semplice facciata in cotto ed un campanile in stile romanico a due ordini di bifore. La facciata della chiesa è frutto del restauro del Busiri Vici, mentre il campanile è ancora quello medievale (XII secolo). Nella lunetta della facciata,è raffigurata la Vergine circondata da due pigne, a richiamare il vecchio nome della chiesa “ad pineam”.
Interno
L'interno si presenta a tre navate, divise fra loro da antiche colonne di spoglio; la decorazione interna è frutto dei lavori di restauro dell'Ottocento e quasi più nulla rimane di medievale se non i reperti che oggi si trovano nella parte adibita a percorso museale.
Nell'atrio subito dopo l'ingresso, sulla destra, si trova un pannello a mosaico con una croce: quest’opera fu inserita in occasione dell’apertura della Porta Santa in San Pietro all'inizio del Giubileo del 1625 proclamato da Papa Urbano VIII e le api rappresentate sono lo stemma   della famiglia Barberini a cui il papa apparteneva. La croce, in intarsio marmoreo, è opera del Borromini e il mosaico circostante (incluse le api) è di Giovanni Battista Calandra. Nella chiesa è conservata una acquasantiera risalente al XIII secolo, composta da una base costituita da un leone in piedi, su cui poggia una colonna corinzia a spirale che sorregge un bacino intagliato con rappresentazioni di animali e pesci.
Ci sono due cappelle alle estremità delle navate laterali, ora schermate da tende. Quello di destra è dedicato a San Vincenzo de' Paoli, raffigurato nella pala d’altare del XIX; quella di sinistra è dedicata alla Passione di Cristo e la pala d'altare è un Calvario del XIX secolo.
L’abside contiene una serie di affreschi che risalgono al restauro dell’Ottocento, mentre l’altare maggiore appartiene alla tipologia “a dado“, cioè un unico blocco di marmo a forma quadrangolare, al cui interno sono conservate due piccoli vasi, rinvenuti nel corso degli ultimi restauri, con le reliquie dei santi Cornelio, Pietro apostolo, Anastasio, Melix, Ippolito e Marmenia (ancora non ufficialmente confermati). Al centro dell’altare si trova una statua in marmo del XIX secolo raffigurante la Madonna Immacolata che regge un globo e calpesta un serpente.
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GALLERY

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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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