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Oratori del Celio - Le Chiese di Roma

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Oratori del Celio
Banner S Maria in Domnica
Complesso monumentale che costituisce un’entità storica, ricca di elementi che appartiene ad una dimensione che quasi per incanto si discosta dalla  convulsa e frenetica quotidianità del vivere in Roma.
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Specifiche
oratori-luoghi sussidiari di culto della parrocchia di S. Maria in Domnica alla Navicella
Proprietà
Santa Sede
Affidamento
Clero di altra diocesi
Accesso
MAR, GIO, SAB e DOM 9:30-12:30
Bibliografia
M- Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton & Compton-2004;
vatican.va/various/basiliche/sm_maggiore/it/a_oratori/oratorio.htm
Indirizzo
Clivo di Scauro – Rione Celio
Realizzazione
Realizzati tra il XII e XIII secolo e profondamente ristrutturati agli inizi del XVII secolo.
Stile architettonico
Manierista
Architetto
Flaminio Ponzio (1560-1613)
da non perdere
Affreschi del XVII secolo
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Quadro d'insieme
A sinistra della scalinata della chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, per una cancellata si accede ad uno slargo con un giardino, in fondo al quale si ergono tre oratori disposti a ventaglio: Santa Barbara, Sant'Andrea e Santa Silvia. La loro sistemazione unitaria ad opera di Flaminio Ponzio si deve ai lavori effettuati tra il 1602 e 1606: i due oratori laterali sono collegati a quello centrale tramite un portico sorretto da quattro colonne di cipollino con capitelli corinzi.
Nell'area dei tre oratori son presenti vari ruderi di epoca romana e altomedievale: i resti di una casa a più piani, dell'inizio del III secolo, sotto l'Oratorio di Santa Barbara; un tratto di muro in opera quadrata di tufo, che riveste un nucleo cementizio, pertinente ad una costruzione pubblica di età repubblicana, sulla destra dell'Oratorio di Santa Silvia; un'aula basilicale absidata, dietro l'Oratorio di Sant'Andrea, che è stata identificata con la biblioteca di papa Agapito I (V - VI secolo).
Oratorio di Santa Barbara
L’Oratorio di Santa Barbara o del Triclinio, posto sulla sinistra fu costruito tra il XII e il XIII secolo, sui resti di una domus romana a più piani dell'inizio del III secolo, e restaurato nel 1602-1606. L'ambiente, secondo la tradizione, sarebbe da identificare con il triclinium dove S. Gregorio Magno e sua madre S. Silvia accoglievano e preparavano quotidianamente un pranzo per dodici poveri. All'interno, a pianta rettangolare absidata e coperto da un soffitto a cassettoni, sono presenti, sulla parete di fondo, entro nicchia, una statua di S. Gregorio Magno, marmo di Nicolò Cordieri (1602); al centro la Mensa marmorea risalente al III secolo; alle pareti affreschi di Antonio Viviani con Storie di san Gregorio Magno (1600-1602).
Oratorio di Sant'Andrea
Collocato al centro del complesso, l'Oratorio di Sant'Andrea fu costruito tra il XII e il XIII secolo, nel sito dove, secondo la tradizione, S. Gregorio Magno costruì il primo luogo di culto nella casa paterna. Restaurato nel 1602-1606, presenta una facciata a capanna, preceduta da un portico su quattro colonne di cipollino con capitelli corinzi, che funge anche da collegamento con gli altri due oratori. L'interno, a pianta rettangolare, è coperto da un soffitto a cassettoni. Sull’altare è presente l’affresco di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio con la Madonna tra S. Andrea e S. Gregorio Magno (1602-1603); ai lati affreschi di Guido Reni, del Domenichino e di Giovanni Lanfranco.
Oratorio di Santa Silvia
Sulla destra si erge l'Oratorio di Santa Silvia, dedicato alla madre di S. Gregorio Magno, costruito nel 1602-1606 e decorato nel 1609. L'interno, a pianta rettangolare absidata e coperto da un soffitto a cassettoni, presenta, nel catino absidale, un affresco attribuito a Guido Reni con Dio Padre e concerto degli angeli (1608 – 1609; all'altare, entro mostra, una statua di S. Silvia (1603 ca.), marmo di Nicola Cordier e, ai lati, affreschi di Sisto Badalocchio con figure di Profeti (1608 -1609).
Un'antica credenza
La cappella di S. Barbara, dal punto di vista storiografico, è molto importante, perché contiene "il Triclinio", la tavola di marmo sulla quale S. Gregorio serviva personalmente il pranzo a dodici poveri. Si racconta che un giorno, però, sia apparso un tredicesimo commensale: si trattava di un angelo, al quale Gregorio servì ugualmente il pranzo. Dal fatto miracoloso discende, si dice, la superstizione dell'evitare di essere tredici a tavola: in origine, lo si fece per rispetto religioso all'angelo, non volendo ripetere ciò che era accaduto per origine divina, ma, in seguito, la cosa prese significato di malocchio e sfortuna.
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Sergio Natalizia-Le chiese di Roma
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