Il Barocco
Santa Maria dei Sette Dolori

E’ una delle chiese più nascoste di Roma, ma è anche opera di uno dei più grandi architetti dell’era barocca, Francesco Borromini.

Specifiche | Chiesa annessa- luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Dorotea |
Proprietà | Proprietà privata |
Affidamento | Suore oblate del S. Bambino Gesù (O.B.G.) |
Accesso | Aperta solo durante le celebrazioni. Visite su prenotazione |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004; F. Gizzi- Le Chiese Barocche di Roma-Newton-1994; TurismoRoma.it |
Indirizzo | Via Garibaldi, 27 – Rione Trastevere |
Realizzazione | Eretta tra il 1643 e il 1646; restaurata nel 1845 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Francesco Borromini (1599-1667) |
da non perdere | Pala d’altare con “S. Agostino” di Carlo Maratta |

Storia
La costruzione della chiesa e dell’attiguo monastero fu iniziata da Francesco Borromini nel 1643 su patrocinio di Camilla Virginia Savelli Farnese. L’edificazione della chiesa fu interrotta nel 1646 e non fu mai portata a causa di continue difficoltà economiche e dagli impegni del Borromini in altri importanti progetti. I lavori per il monastero proseguirono fino al 1667 per opera di Francesco Contini, che incluse la facciata di Borromini, rimasta al rustico. Il monastero era retto dalle suore Oblate agostiniane e ammetteva alla vita religiosa le giovani di nobile famiglia che a causa della loro salute cagionevole non potevano aspirare al matrimonio.
Restauri effettuati nel corso del 1845 alterarono in parte il senso della decorazione architettonica borrominiana; poi, parte del monastero durante la Repubblica Romana del 1849 fu trasformato in ospedale militare. Durante l'occupazione nazista di Roma, il monastero delle Oblate agostiniane fu uno dei principali luoghi di rifugio per gli ebrei romani; qui le monache accolsero 103 ebrei.
La struttura fu attiva fino alla fine del secolo scorso mentre nel 2010 la quasi totalità del convento fu acquisita da privati e trasformata in un hotel di lusso; in tale contesto la chiesa è divenuta sostanzialmente la cappella del complesso alberghiero.
Esterno
Entrando all’interno del complesso, si vede la facciata non intonacata del monastero in mattoni grezzi che ingloba la chiesa, delimitata da due corpi elissoidali che racchiudono una parete concava. L’uso del laterizio a vista esprime la semplicità e l'austerità dell'ordine monastico di clausura delle oblate.
La chiesa, disposta con un asse parallelo alla facciata, occupa la metà sinistra della costruzione mentre la parte del monastero verso destra, è quella trasformata in albergo.
Interno
Il portone dà accesso ad un vestibolo a pianta centrale mistilinea; la chiesa ha una pianta rettangolare ad angoli smussati, con due piccole rientranze semiellittiche sulla metà a formare un transetto.
Il presbiterio è a pianta rettangolare con colonne nello stesso stile di quelle della navata; la volta a botte è decorata con affreschi del XIX secolo raffiguranti putti e stucchi dorati. L'altare maggiore conserva una pala raffigurante la Deposizione, opera di Giovanni Antonio De Sacchis (1784).
Le due cappelle laterali sono praticamente nicchie poco profonde con volta a botte e angoli curvi. La cappella di destra è dedicata all'Annunciazione e contiene una copia di una pala d'altare fiorentina del XV secolo. La cappella di sinistra è dedicata a S. Agostino d'Ippona e la pala d'altare, un'opera giovanile di Carlo Maratta (XVII secolo), mostra Sant’Agostino e il mistero della Trinità.

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