Il Barocco
San Gregorio della Divina Pietà

È una delle piccole chiese di Roma che, come altre, vanta una lunga storia. Insieme alla vicina Sant’Angelo in Pescheria vi si tenevano le “prediche coatte” a cui gli Ebrei romani furono costretti ad assistere per un certo numero di secoli, fino alla metà dell’Ottocento.

Specifiche | Chiesa annessa-luogo sussidiario di culto della parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli |
Proprietà | Congregazione degli Operai di S. Maria della Divina Pietà |
Affidamento | Clero diocesano |
Accesso | Non visitabile-Aperta solo durante gli eventi della Congregazione degli Operai della Divina Pietà |
Bibliografia | M. Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891; C. Rendina - Le Chiese di Roma – Newton Compton -2004; Roma Sacra-Itinerario 14-Elio De Rosa Editore-1998; TurismoRoma.it |
Indirizzo | via di Monte Savello, 9 - Rione Sant'Angelo |
Realizzazione | Edificata nel XII secolo e ricostruita nel 1727 |
Stile architettonico | Barocco |
Architetto | Filippo Barigioni (1672-1753) |
da non perdere | Iscrizione del portale; dipinti settecenteschi |

Storia
E’ situata a pochi passi dal Ponte Fabricio che fin dal Cinquecento era chiamato anche come Pons Judaeorum, perchè rappresentava un confine esterno del ghetto ebraico, o dei Quattro Capi, per via delle erme che ne ornavano le spallette: da qui deriva l’altro nome con cui la chiesa è conosciuta.
Attestata nelle fonti per la prima volta nel Quattrocento, la chiesa era stata costruita agli inizi del XII secolo su un più antico oratorio, a sua volta realizzato nel luogo dove secondo la tradizione sarebbe nato o avrebbe abitato S. Gregorio Magno intorno alla metà del VI secolo. All’inizio del Settecento fu affidata alla Congregazione degli Operai della Divina Pietà, una confraternita dedita all’assistenza delle famiglie cadute in miseria. Negli stessi anni, fu riedificata da Filippo Barigioni; da un secondo radicale restauro, eseguito nel 1858, deriva gran parte della decorazione interna della chiesa.
Esterno
La facciata è a due ordini. Nel primo, sopra il portale, si trova un ovale con cornice in stucco con la raffigurazione di una crocifissione, opera di Etienne Parrocel (prima metà del Settecento). Sul portale trova spazio un cartiglio, in ebraico e latino, che riporta un passo dell’Antico Testamento che rimprovera la cattiva condotta del popolo di Israele: Expandi manus meas tota die ad populum incredulum qui graditur in via non bona post cogitationes suas populus qui ad iracundiam provocat me ante faciem meam semper, ovvero “ho teso tutto il giorno le mani verso un popolo ribelle, che cammina per una via non buona preso dai suoi pensieri; un popolo che mi provoca all’ira, stando sempre davanti alla mia faccia ogni giorno”.
Interno
L’interno, restaurato nel 1858, è a navata unica, con un presbiterio che occupa una piccola abside rettangolare e una cappella laterale per lato. Sul soffitto è presente un affresco di Giuseppe Sereni, raffigurante l’Assunzione della Beata Vergine.
Sugli altari di destra e di sinistra si trovano dipinti della metà del Settecento: in quello di destra è raffigurata l’Estasi di S. Filippo Neri di Andrea Casali, mentre in quello di sinistra è raffigurato S. Gregorio alla mensa dei poveri di Étienne Parrocel. Sull’altare maggiore c’è una seicentesca "Madonna della Divina Pietà" opera di Gilles Hallet. La lunetta sopra la gloria contiene un affresco di Dio Padre, opera di Andrea Pasquale Marini (1858).

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